Le due sfumature di Dakar

Negli anni ‘80 tutti sapevano cosa fosse la Parigi-Dakar e se si voleva essere al passo con i tempi, ci si doveva presentare al ritrovo con la simbolica Tenere 600. Ora sono cambiate le consuetudini.  La gara ancora esiste ed è molto seguita, ma è cambiata in molteplici aspetti. Attualmente ha una rivale chiamata Africa Eco Race ed è molto facile fare confusione tra le due competizioni.

La Parigi-Dakar è stata pensata e creata dal francese Thierry Sabine mentre girovagava nel deserto e si perse alla Abidjan-Nizza. Tutto ebbe inizio a Parigi, il fine di questa gara era arrivare primo a Dakar ma senza un effettivo percorso da seguire, orientandosi con un road-book. Erano presenti più tratte chiamate “trasferimenti” e prove speciali, che partendo uno alla volta bisognava concluderle entro un determinato tempo. Per vincere erano richieste numerose abilità e qualità: la prima tra tutte era ovviamente “non cadere“, ma anche riuscire a guidare pulito con senso dell’orientamento e rispetto verso la moto. I piloti dovevano saper riparare la moto da soli in caso di necessità ed avere una grande resistenza fisica, senza la quale è molto difficile affrontare questa avventura.africa eco race - Storia Dakar-AfricaEcoRace

Date le numerose abilità richieste, i piloti ritenuti “completi” erano sempre gli stessi: Stephane Peterhansel 6 volte vincitore, Ciryl Neveu 5 volte e Edi Orioli 4 volte. Nel corso degli anni sono avvenuti diversi episodi che hanno portato numerose modifiche alla competizione. Purtroppo morì in un incidente Thierry Sabine, un impatto letale in elicottero con una duna di sabbia, questo creò scompiglio e la situazione peggiorò sotto svariati aspetti; i numerosi morti ogni anno tra piloti e pubblico non aiutarono nel migliorare il contesto creatosi. Nel 1993 subentrò il GPS, che avvantaggiò i piloti meno abili nell’orientamento e recò danno invece a quelli che si differenziavano per la loro abilità di navigazione.

Il punto di svolta

Siamo nel 2008 e Al Qaeda minacciò di bombardare tutti gli accampamenti dell’organizzazione una volta che sarebbero entrati in Mauritania. Furono costretti ad annullare l’edizione, scatenando forte furia e collera da parte dei piloti e del pubblico. In questo momento avvenne l’importante decisione del trasferimento dell’evento in Sudamerica, senza modificare il nome (Parigi-Dakar). Non tutti furono d’accordo, in particolar modo i precedenti campioni Hubert Auriol, René Metge e Jean-Louis Schlesser, i quali fondarono l’Africa Race: passante da Senegal, Marocco e Mauritania. Al Qaeda fortunatamente non bombardò dato il ridotto numero di partecipanti (20 tra moto, auto e camion).

africa eco race - Storia Dakar-AfricaEcoRace
È noto che tra gli organizzatori delle due organizzazioni non scorre buon sangue, ma in questo caso la giocata intelligente la fecero i fondatori dell’Africa Race perché rimasero su un territorio già ben conosciuto e esplorato. Non ebbero disagi e tutto filò nel modo corretto a differenza di quanto accadde in Sudamerica, essendo abbastanza sconosciuta. La ASO (Parigi-Dakar) cercò di incoraggiare le Case motociclistiche a partecipare, limitando la cilindrata a 450cc. L’idea funzionò perché portò il ritorno di Case come BMW e Honda e l’entrata di Fantic e Sherco.

La Dakar stava diventando una gara stressante e lontana dal senso di avventura che tutti, tra piloti e appassionati, cercavano. Tra il 2005 e il 2015 i piloti a vincere furono solo due (Ciryl Despres e Marc Coma) dopodiché subentrarono nuove generazioni di piloti, i quali erano preparati a livelli folli. Tutti possiedono stili di guida pazzeschi a tal punto che scrubbano persino le dune.
Il Sudamerica sembrava avere un grande potenziale, sia dal punto di vista territoriale che dell’accoglienza. Questo non piacque ai veterani, che sentivano la mancanza della sensazione di isolamento che solo l’Africa sapeva dare. Dopo il 2015, a causa di catastrofi naturali e rivolte del governo date le eccessive spese, la ASO si spostò in Arabia Saudita.
Altro dettaglio fondamentale è l’alloggio per dormire, alla Dakar moderna i piloti non dormono mai in tenda a differenza di quando in Africa si dormiva addirittura da regolamento per terra. Sono questi i piccoli dettagli che fanno la differenza in particolar modo per i veterani e gli appassionati.

 

Africa Eco Race – Aprilia vincente con Cerutti

Africa Race diventò Africa Eco Race (AER) e Eco sta a significare un progetto ecosostenibile e umanitario per la Mauritania incentrato sul fotovoltaico. A vincerla furono inizialmente piloti sconosciuti e veterani dei Rally o chi alla Dakar non è mai riuscita a sfondare. L’Italia, che alla Dakar non vince tra le moto dal 2002, all’AER invece trionfa spesso: 2002 Fabrizio Meoni, 2010 Marco Capodacqua, 2012 Oscar Polli, 2018 Paolo Ceci, 2019 e 2020 Alessandro Botturi e per finire l’impresa di Jacopo Cerutti (2024).

africa eco race - Storia Dakar-AfricaEcoRaceA livello mediatico è seguita molto meno a differenza della Parigi-Dakar, ma chi partecipa non ha alcun dubbio, l’AER è più spontanea, schietta e tradizionalista. È per questo che è molto simile alla leggendaria Dakar anni ’80. Il rapporto più o meno è quello tra MotoGP e SuperBike, ma quest’anno si sono rivelate differenze che potrebbero dare alle due competizioni un’elevatezza equivalente: la Dakar è diventata più difficile tecnicamente con dune di sabbia molle e pietraie, sarebbero quasi impossibile da affrontare per le bicilindriche con serbatoi da 70-80 lt, a differenza delle monocilindriche da 30 lt. Nuove tecnologie come Road Book (già presente dagli anni ’80), Bussola, Iritrack (posizione), Sentinel (sensori di avvicinamento con eventuali mezzi di altri piloti) e trip master (segna km). Invece all’AER è consentito partecipare con le bicilindriche, infatti nel 2017 vinse abbastanza inaspettatamente una “vaccona“: Africa Twin CRF1100L di Paolo Ceci.

Nel 2022 Yamaha lasciò la Dakar per passare all’AER con le Ténéré 700 (con Botturi e Tarres). Quest’anno (2024) ci sono state due novità: la prima è Aprilia che approda con la Tuareg 660 e la seconda riguarda l’aumento della scorrevolezza dei percorsi. Per la prima volta in tutta la storia dell’AER è arrivata prima una bicilindrica ossia l’Aprilia di Cerutti del team GCorse. Anche la seconda e la terza posizione occupate da bicilindriche Yamaha (Ténéré 700). Questo ritorno delle bicilindriche ricorda i bellissimi anni ’80 con una notevole differenza, ovvero che ai tempi le moto erano tutte prototipi preparati mentre attualmente sia Yamaha che Aprilia usano moto di serie. Aprilia Tuareg è stata preparata da Vittoriano Guareschi: sella, manubrio, scarico, radiatore dell’olio, serbatoio, sospensioni e tanto altro, come spiegato nell’intervista del video che segue “Resintervista a GCorse di Guareschi Vittoriano“.

Aprilia vincente con grafiche ResinBike

Dopo anni di collaborazione tra concessionario Guareschi Moto e l’azienda ResinBike, è nato il progetto Africa Eco Race. Il team GCorse, come noto, ha partecipato all’AER e ovviamente le loro Aprilia Tuareg 660 necessitavano di grafiche. Guareschi si è affidato a ResinBike per la realizzazione di un kit di protezione che ha accompagnato Cerutti alla vittoria finale. Il progetto è stato possibile grazie alle conoscenze e all’esperienza dell’azienda di Reggio Emilia.

Resin Bike è un’azienda italiana specializzata nella realizzazione di grafiche adesive resinate e stickers con effetto 3D per proteggere e decorare scooter, moto da strada e moto da cross. Tutti gli adesivi moto ResinBike sono resistenti e realizzati in Italia, progettati e testati per offrire elevate prestazioni. Ideali per decorare e proteggere la tua moto da graffi, urti e intemperie. Sempre alla ricerca di nuovi design per cercare di innovare il settore delle protezioni moto. Gli accessori non sono solamente decorativi, ma permettono di esaltare lo stile della moto. Inoltre, essendo adesivi resinati hanno anche una funzione protettiva. Questo binomio rende gli accessori indispensabili per chi ha a cuore la cura della propria moto.

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